Santuario del Monte Carmine

I cinti

I cinti o cente sono grandi costruzioni votive di candele a più piani, architetture complesse che rappresentano torri, navi, frontespizi di chiese o altarini e altre immagini devozionali. Essi sono realizzati da esperti artigiani che però nel tempo stanno scomparendo; alcuni fra i più conosciuti della zona sono Rocco Rosiello, Marco Rosa, Antonio Rosiello e Pietro Pace. I cinti, riccamente decorati con nastri colorati, fiori e immagini sacre, vengono offerti in segno di devozione, voto o richiesta di grazia sia dai singoli fedeli che dai paesi che partecipano al rito.

Sono i giovani familiari del devoto che offre il cinto a farsi carico di portarlo a spalla durante la processione, mentre alle giovani donne della famiglia, che un tempo dovevano essere pure, è lasciato il compito di reggere i lunghi nastri colorati attaccati alle costruzioni. In passato le giovani accompagnavano il pellegrinaggio delle cente con il canto: le rime delle invocazioni passavano da una voce all’altra creando un incrocio fra di loro nel cantare le lodi e gli inni dalla Madre Protettrice. Al termine del pellegrinaggio i cinti offerti alla Madonna rimangono nella cappella sul monte.

il culto

Notizie più precise circa il culto si hanno solo intorno al 1694, anno in cui, dopo una terribile carestia, si ebbe un forte terremoto: gli Aviglianesi si rifugiarono in cima alla montagna per 40 giorni pregando ed invocando la Madonna del Carmelo. Quando, alla fine, ritornarono in città trovarono che le case e il paese non avevano avuto quasi danni né vi era stato alcun morto.

Al XII secolo risalgono le prime testimonianze della presenza di una capanna rudimentale nella quale vi era dipinta l’immagine della Madonna, sulla vetta di una montagna (“montagnola”) di 1228 metri sul livello del mare.

Nel 1240, la statua della Madonna scomparve dalla Cappella e fu ritrovata in un piccolo paesino, Campagna, in provincia di Salerno. Il popolo di Avigliano pretese la restituzione, e nonostante tutte le opposizioni, la Madonna fu riportata nel suo paese di origine. In seguito, la suddetta sparì nuovamente, per poi essere ritrovata nella stessa località, dove la statua rimase, costringendo gli Aviglianesi a commissionarne una nuova.

Nel 1694 ci fu una terribile carestia, seguita da un forte terremoto. Alcuni aviglianesi che erano in piazza Gianturco giurarono di aver visto il Castello e il campanile piegarsi come se stessero crollando e poi subito fermarsi nello stato iniziale, senza alcuna lesione. La popolazione, allora si rifugiò sulla “montagnola” per quaranta giorni, durante i quali fece voto che se fossero tornati sani e salvi alle loro case, avrebbero proclamato la Madonna del Carmine protettrice di Avigliano, avrebbero acquistato una statua in legno ed avrebbero costruito una cappella in quel luogo. Non ci fu alcun decesso tra gli aviglianesi e le abitazioni non riportarono alcun danno, nonostante la violenza del sisma e la frequenza delle scosse. Avendo, allora, attribuito il miracolo alla protezione della Vergine, nel 1696 acquistarono subito la statua (quella che ancora oggi venerano) presso la scuola d’arte napoletana del tempo. La statua rappresenta la Madonna in piedi che sostiene al petto il Bambino, proteso verso di lei quasi a volerla abbracciare. Venne, inoltre, stabilita la costruzione di una Cappella, sulla montagna, ribattezzata Monte Carmine, e la celebrazione, ogni 16 luglio , di una festa, in suo onore, ufficializzata nel 1811.

Nel 1696, a memoria, fu steso un atto pubblico di ringraziamento alla Vergine del Carmelo per la sua miracolosa intercessione, redatto dal Notaio Apostolico Don Francesco Viggiano. In esso si stabilivano una serie di iniziative per manifestare la gratitudine della popolazione fra cui l’acquisto di una statua della Madonna del Carmine e la costruzione di una Cappella sulla montagnola da allora detta Monte Carmine. La statua policroma, commissionata ad un intagliatore napoletano ed ancora oggi venerata, rappresenta la Madonna in piedi che con gesto materno sostiene al petto il Bambino proteso verso di lei quasi a volerla abbracciare a toccare il velo ed accarezzare il volto. Nell’atto si stabilì inoltre di ricordare ogni anno il miracolo con una festa solenne e di portare la statua al monte ogni 16 luglio per riportarla ad Avigliano la seconda domenica di settembre, in ricordo del tempo trascorso sul monte dalla popolazione durante il terremoto. Infine, nello stesso anno, la Vergine del Carmelo fu proclamata patrona e protettrice di Avigliano. Si istituiva nello stesso anno la Confraternita della Madonna del Carmine i cui iscritti, che indossano tuttora un saio con il cappuccio simile a quello dell’ordine dei Carmelitani, erano tenuti a partecipare alle processioni di andata a di ritorno in onore alla Madonna con il diritto di trasportare la sua statua.

Nel 1935 la Vergine del Carmine, con decreto del Capitolo Vaticano, venne incoronata Regina del popolo aviglianese con una solenne cerimonia. Nel 1949 e nel 1985, la statua fu portata in processione nei diversi paesi della provincia e a Potenza dove ricevette sempre l’espressione di una fortissima devozione da parte dei numerosi fedeli. Nel 1996, vennero festeggiati solennemente i tre secoli di culto e in tale occasione la Confraternita della Madonna del Carmine collocò una grande stele sulla cima del Monte, con l’immagine della Vergine a testimonianza della ancora forte fedeltà alla Madonna. Nel 1999 la Chiesa Madre di Avigliano fu elevata a Pontificia Basilica Minore con il titolo di Santa Maria del Carmine, infine, per il Giubileo del 2000 venne realizzato un centro di accoglienza per i pellegrini nei pressi del Santuario di Santa Maria del Carmine sul Monte, eretto nel 1696.

La data di costruzione della Chiesa è incerta, ma potrebbe addirittura risalire al IX secolo. Essa è situata nella parte più antica della città ed ha subito vari interventi di restauro fino al suo totale rifacimento nel 1854 ad opera dell’architetto Domenico Berni. Con una pianta a croce latina a tre navate, una profonda abside e undici altari in marmo di epoca successiva, oggi si presenta esternamente in stile neoclassico mentre l’interno è in stile barocco; in essa sono conservate statue di San Vito e San Leonardo, precedenti Patroni della città insieme a San Bartolomeo. Sull’altare maggiore è collocato il trono di marmo con la statua lignea della Madonna del Carmine del XVII secolo.

 
 

I miracoli

Si tramandano numerosi miracoli avvenuti negli anni.

Statua della Madonna del Carmine di Avigliano in processione.
Nel corso del tempo la festa si ampliò ma, a causa dell’eccessivo consumo di alcool, ci furono numerosi incidenti che portarono alla decisione di sospendere la tradizione di portare la statua sul monte, celebrando la festa solo nel centro del paese. Nel 1719, un forte uragano si abbatté sulla città. Una fanciulla, sorpresa dal temporale mentre era intenta a lavare i panni nel fiume Braida, stava per annegare quando la Madonna del Carmine le apparve, la salvò e le disse «Io sono la Vergine del Carmine, e dite al popolo di Avigliano di riprendere l’antica costumanza di portare in processione la mia Statua sul Monte Carmine il 16 luglio di ogni anno, e celebrarvi la festa, altrimenti mali maggiori vi sovrastano». La sua volontà, fu conosciuta da tutti gli Aviglianesi che ristabilirono la tradizione, senza più interromperla.

La Vergine del Carmine, la sera del 22 luglio 1930, apparve in sonno a una giovane Aviglianese nell’atto di supplicare Dio per la salvezza del suo popolo da una terribile sciagura. La giovane si svegliò e corse dall’arciprete per raccontare di questa apparizione e per chiedere che si facesse, nella notte, una processione di penitenza verso il Monte. Il racconto, però, fu ignorato perché ritenuto insensato. La fanciulla, allora si recò, con altre 200 persone sul Monte Carmine. Appena giunti sulla vetta ci fu un tremendo sisma, con epicentro nella zona del Vulture; in tutte le località vicine si registrarono centinaia di morti, mentre nel territorio aviglianese nessuno morì.

Il 23 novembre 1980 si registrò un sisma corrispondente al 9º-10º grado della scala Mercalli, senza provocare danni nel paese. Dal 16 dicembre, perciò, gli aviglianesi, volendo esternare la propria riconoscenza alla Vergine del Carmine per averli protetti nel passato e nel presente, fecero una processione, riprendendo una tradizione iniziata in seguito ad un altro terremoto (16 dicembre 1857). Il parroco di Avigliano stabilì che tutti i mercoledì, dal 16 luglio alla terza domenica di settembre, fossero (e sono) dedicati al pellegrinaggio sul Monte di fedeli provenienti da Avigliano e dai paesi limitrofi.

Il Monumento della Beata Vergine del Carmelo

Statua della Madonna del Carmine di Avigliano

Il Monumento della Beata Vergine del Carmelo, realizzato in marmo, reca l’effigie della Madonna del Carmine. È stato benedetto il 16 luglio 1996, in occasione del terzo centenario della fondazione del Santuario della Madonna del Carmine. È collocato dinanzi al Santuario. Il blocco marmoreo misura m. 0,50×2,30 e pesa 110 quintali. Autore dell’opera è l’artista Francesco Viola, nativo di Pignola.

Per realizzare l’opera, lo scultore richiese come materia prima una pietra tipica del Monte Carmine. Le motivazioni sostenute furono due: la prima, di carattere prettamente tecnico, vedeva l’impiego di questo materiale come il più idoneo a resistere agli agenti atmosferici, l’altra, di carattere squisitamente artistico, fu che una semplice pietra, prelevata da quel sito, sarebbe ritornata, laddove era stata creata, con una nuova veste: non più un blocco marmoreo, ma “un’opera d’arte designata a trasmettere alla generazione attuale e futura un messaggio tangibile d’amore e di devozione alla Madonna”.

Si tratta non di una scultura a tutto tondo, ma ad alto rilievo che si stacca appunto da un masso informe, nella sinuosità del tratto e nella semplicità di soluzione. È collocata in una sistemazione architettonica di ampio respiro, tra un insieme di forme che si svolgono orizzontalmente e verticalmente: i campi, i parcheggi, le pietre, le gradinate, il sagrato, l’abside, il campanile, la chiesa, i monti, i boschi, la gente semplice che lavora e i fedeli che pregano: “un’opera aperta e viva nei rapporti e nella tensione espressiva”.

Fonte:

Wikipedia